Scrittura creativa, come la penso

Prima osservazione: non si può insegnare a diventare scrittori.
E’ qualcosa che ti senti dentro, che coltivi con gli anni, che non sempre riesci ad incanalare come vorresti… Molti pensano che la scrittura sia un dono innato dello spirito creativo e che non si possa insegnare. Probabilmente è vero. Anche se qualcosa si può fare. Un corso di scrittura, secondo me, deve semplicemente riuscire a destare una qualità che è già in noi e che, all’apparenza, sta dormendo: la capacità di raccontare storie. Per farlo dobbiamo comprendere due cose: non scriviamo per noi stessi, non solo perlomeno, ma per gli altri. Questo è il grande segreto: creare storie che interessino i lettori.
I diari strappalacrime col resoconto di quello che vi è successo teneteli ben chiusi nel cassetto. Non vi serve nemmeno la chiave: non interessano a nessuno.
Il secondo caposaldo è fin troppo banale: la lettura. Il segreto di ogni scrittore è tutto lì: leggere, leggere e ancora leggere.
Detto questo la domanda di fondo è: sono utili i corsi di scrittura creativa? Dipende. Lo sono nella misura in cui forniscono strumenti per la narrazione, quando ci obbligano a porci delle domande, quando si trasformano in scuole di lettura, di confronto con gli altri, aspetto fondamentale per uno scrittore alle prime armi.
Non garantiscono di diventare scrittori, però. Questo proprio no. Un esempio calzante, secondo me, per dare la misura: frequentare la scuola di musica, è legittimo e utile, però non è detto che fra di voi ci sia il nuovo Hendrix o il nuovo Mozart. Idem se decidete d’iscrivervi ad un corso di scrittura. Non è detto che il nuovo Hemingway sia tra voi; male, comunque, non dovrebbe farvi…
Alla prossima, quando vi racconterò dei workshop di scrittura creativa.

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Pubblicato da Paolo Roversi

Scrittore, giornalista, sceneggiatore e organizzatore di festival crime. Grande appassionato di tecnologia. Tutto in ordine sparso. Bio completa qui