Squali e tornadi ovvero l’incrollabile fede nelle proprie idee

La scena è questa.
Sala riunioni di una major americana, cervelloni e creativi intorno a un tavolo alla ricerca di un’idea strabiliante per il prossimo film.
Dopo qualche chiacchiera infruttuosa, e qualche donuts,  ecco che uno dei ragazzotti in sneakers e t shirt fuori dai pantaloni prende la parola e inizia a raccontare.
Ha una visione. Pensa a un b-movie di quelli che non si sono mai visti. Descrive un’idea che non sta né in cielo né in terra (o meglio né in cielo né in acqua).
Gli altri lo ascoltano, scuotono la testa, si guardano come a dire “ma questo è matto!”.
Il ragazzino però argomenta, crede in quello che dice, spiega come lo gireranno ed entra nel dettaglio nella trama. S’infervora, racconta. Ha già pensato a tutto. E l’auditorio si convince: solo perché un’idea non è mai stata sviluppata non è detto che non sia buona o che non funzioni. E infatti di quel film ci hanno fatto pure il seguito (come da locandina qui sopra).
Il tizio in sneakers gongola, la sua idea ha preso vita perché lui ci ha creduto, l’ha sostenuta e non ha avuto vergogna di alzarsi in piedi e dire davanti alle facce sbigottite degli altri “Facciamo un film con un tornado pieno di squali!”
Questo funziona anche per i romanzi: le idee ambiziose, strampalate, folli a volte funzionano da Dio. Purché nessuno ci abbia pensato prima e a patto che voi siate davvero convinti di quello che racconterete!

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Pubblicato da Paolo Roversi

Scrittore, giornalista, sceneggiatore e organizzatore di festival crime. Grande appassionato di tecnologia. Tutto in ordine sparso. Bio completa qui