L’acqua non può arrivare, l’incipit del mio racconto per il #terremoto

scosse2(A un anno dal terremoto che ha colpito la Bassa il 20 maggio 2012 pubblico l’incipit del mio racconto L’acqua non può arrivare che trovate nell’antologia Scosse (Felici editore) i cui proventi sono devoluti alla ricostruzione della biblioteca di San Felice sul panaro)

Le balle di fieno. Tutto è cominciato da loro. Anzi, a essere precisi, l’inizio di tutto è stata la terra che ha tremato. La prima immagine che mi viene in mente – sembra strano me ne rendo conto – è presa a prestito da una pellicola di Mario Monicelli, Amici Miei atto II del 1982. Nella scena che rivedo c’è Ugo Tognazzi nei panni del conte Mascetti, un nobile decaduto, che nell’occasione troviamo in ciabatte e accappatoio. Passeggia nel mezzo di in una stradina schiacciata fra due palazzoni. Una donna si sporge dal balcone e gli chiede se c’è pericolo. Stanno vivendo un’emergenza: l’Arno ha appena fatto la voce grossa rompendo gli argini, il 4 novembre del 1966. Una situazione che anche nella Bassa conosciamo bene ma ora non è questo il punto.

Tognazzi, con quella sua espressione inconfondibile, si stringe nelle spalle e risponde alla donna di stare tranquilla: “Qui siamo su un dosso, l’acqua non può arrivare.”

In quel preciso istante, naturalmente, il vicolo viene inondato dalle acque rombanti del fiume e tutti finiscono sotto.

Ecco. Fermo immagine qui. “Siamo su un dosso” è la metafora di ciò che hanno sempre ripetuto a noi uomini della grande pianura “l’acqua non può arrivare”.

Tranquilli villici, voi con le vostre zeta strascicate e la musica di Casadei, i prosciutti e il parmigiano, non correte nessun rischio: nella Bassa non c’è pericolo, mica è zona sismica. Male che vada vi tocca un’inondazione come quella del Polesine nel 1951.

Un mantra ripetuto così tante volte che l’ultimo dei nostri problemi è sempre stato quello delle scosse telluriche. Un dogma che ho trovato anche in un vecchio libro di geografia delle medie: prima l’elenco degli affluenti del Po, poi i nomi dei vari archi alpini Alpi e, infine, quasi en passant, l’assioma pianura padana = niente terremoto. Ora gli toccherà aggiornalo quel testo. Sempre dopo. Sempre quando ormai è tardi. Sempre sul sangue della gente.

(compra l’antologia)

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Pubblicato da Paolo Roversi

Scrittore, giornalista, sceneggiatore e organizzatore di festival crime. Grande appassionato di tecnologia. Tutto in ordine sparso. Bio completa qui