Appunti (sparsi) di scrittura creativa che vi potrebbero interessare

Alla fine ho fatto mente locale e li ho riordinati: tutti i miei appunti di scrittura creativa. Magari un giorno ne farò un ebook o forse un libro. Chissà. Per ora sono solo una serie di post che ho scritto nel corso degli anni e che, ultimamente, ho ripreso a pubblicare. Siccome erano un po’ sparsi all’interno del sito li ho tutti raggruppati in un’unica categoria così che fosse facile trovarli e controllare, di tanto in tanto, se ci fossero pezzi nuovi. Ne seguiranno molti altri visto che ci sono parecchi argomenti che ho intenzione di affrontare…
Per iniziare e per scoraggiarvi (o per rendervi consapevoli di quello che vi aspetta se scegliete questa strada) potete cominciare leggendo questa poesia di Bukowski indirizzata proprio agli aspiranti scrittori.
Tutti gli altri post in cui si parla d’ispirazione, di scaletta (ma su questo ritornerò a breve perché me l’avete chiesto espressamente), di titoli, di copertine, di colonna sonora e così via li trovate qui.
Il mio consiglio, se non volete perdervi i prossimi, è d’iscrivervi a questo blog in modo da riceverli direttamente in casella postale. Comodo no? Iscrivetevi qui.

Alla ricerca d’ispirazione, fra Chianti e Murakami, a Badia a Coltibuono

Tre giorni fra le vigne e le colline dolci dell’alto Chianti. Lontano da tutto. Solo buon cibo (che impari a cucinare da solo) e ottimo vino. Unico contatto con la realtà\civiltà il wifi perché quassù non sempre c’è abbastanza campo per telefonare. Quassù è Badia a Coltibuono un’abbazia millenaria dove i padroni, discendenti de’Medici, producono vini di ottima qualità, anzi direi di qualità letteraria visto che Murakami ne ha citato uno in un suo racconto tessendone le lodi (“Tra le storie che ho scritto in Italia ce n’è una che si svolge a Lucca… due vecchi amici di liceo sono stupiti per quell’incontro casuale in quella città; vanno in una trattoria e davanti ad un camino scoppiettante si gustano funghi porcini accompagnati dal vino rosso Coltibuono 1983“)
Lo scrittore giapponese non si è limitato a questo: è anche venuto appositamente all’abbazia per intervistare la proprietaria, Emanuela Stucchi Prinetti (qui il pezzo integrale).
La stessa folgorazione ha colto anche me. Fra le mura millenarie di questo ex monastero l‘ispirazione la insegui, la ricerchi e poi la trovi all’improvviso in un bosco, in un giardino all’italiana, in una cantina che custodisce bottiglie vecchie di quasi cent’anni…
Galleggia sui soffitti alti delle stanze, fra i volumi antichi della biblioteca, negli affreschi sui soffitti a volta dell’ ex-refettorio, fra i ciocchi scoppiettanti della sala del camino…
Un luogo perfetto in cui rifugiarsi a scrivere. Senza TV in camera così finalmente il kindle lo utilizzi fino a quando si scarica la batteria.
Nessuno disturba. Fuori, di notte, c’è un silenzio che a Milano te lo sogni e alla mattina senti gli uccellini cinguettare.
Ma non c’è stato solo riposo: in questi tre giorni, io e mia moglie, vestendo i panni dei Nati con la valigia, ci siamo dati da fare ai fornelli per cucinare alcune specialità toscane. E pure con profitto! Ho un diploma della chef Benedetta Vitali che lo attesta. Oltre alla galleria fotografica che vedete qui sotto, naturalmente.
L’ispirazione l’abbiamo cercata anche visitando a piedi le vigne e le cantine dell’Abbazia (dove ho scovato anche un Chianti dell’annata in cui sono nato io…) e, naturalmente, degustato.
Alla fine, l’ispirazione per un progetto letterario è arrivata. Ora vedremo se prenderà forma, come e quando. E se mai dovesse faticare a realizzarsi allora vorrà dire che torneremo a Badia a Coltibuono per cercare di afferrare quell’attimo fuggente di fervore creativo. Magari aiutati da un buon bicchiere di Chianti Classico.

Un Bukowski d’antan carico di aforismi, gratis

Introduzione Bukowski
L’introduzione al libro di aforismi

Era il 1997 quando, dopo averli sottolineati, scelti, trascritti con la macchina per scrivere (una Olivetti 22) spedivo a Stampa Alternativa una scelta di aforismi di Charles Bukowski (all’ora e oggi mio autore feticcio) che l’editore decideva di pubblicare in una storica collana: i Millelire.
Raggruppai gli aforismi per categorie e scrissi una brevissima introduzione intitolata Un vecchio ubriacone dal cuore di poeta che potete leggere qui accanto.
Oggi quel libro di 32 pagine stampato su carta riciclata è disponibile gratuitamente per il download sul sito dell’editore. Lo potete scaricare e leggere a vostro piacimento, solo ricordatevi di dedicare un brindisi al vecchio Buk!

#NoirSide Manzini diventa regista, l’Incubo di Wulf Dorn, il nuovo Bosch di Connelly

Questa è una settimana davvero ricca di libri e di novità per gli amanti del giallo.  Quindi partiamo subito a testa bassa!


Oggi 9 giugno esce nelle sale il primo film di Antonio Manzini il creatore di Rocco Schiavone, dal titolo Cristian e Palletta contro tutti:
L’abbiamo intervistato su MilanoNera.

Come e quando è nata l’idea del film?
Era un racconto. In un periodo di non lavoro mi sono divertito a sceneggiarlo. Poi è arrivata una produttrice, Flavia Parnasi, che ci ha creduto e l’ha messo su. E’ stato tutto casuale, fatto fra amici, a basso costo con tanto cuore e amore.
Leggi l’intervista completa


Da pochi è arrivato in libreria Incubo il nuovo romanzo di Wulf Dorn un caro amico di MilanoNera e del festival NebbiaGialla. Ecco cosa ci ha detto di questo nuovo romanzo: “Credo che questo sia il libro più “pauroso” che io abbia scritto, perché parla di qualcosa che ci coinvolge tutti, che tutti temiamo e che purtroppo prima o poi dovremo affrontare. I miei libri parlano sempre di paure che conosco.”
Leggi l’intervista completa


Altra grande novità in libreria il nuovo romanzo di MICHAEL CONNELLY La strategia di Bosch che recensiamo qui.


Luca Crovi presenta Paolo Roversi a Leggendo Metropolitano 2016
Luca Crovi presenta Paolo Roversi a Leggendo Metropolitano 2016

Il mese appena cominciato, giugno, dà anche il via alla stagione estiva dei festival letterari. Ce ne sono decine in tutta Italia; la settimana scorsa sono stato ospite a un paio di questi. Vi racconto com’è andata ma sopratutto spiego le sei ragioni (più una) per cui gli scrittori partecipano a questi eventi.


SupereroiChiudo con una riflessione sui protagonisti seriali dei romanzi: dovrebbero rimanere sempre immutabili nel tempo o piuttosto invecchiare come il loro creatore? Ecco il mio punto di vista.

Anche per questa settimana è tutto, arrivederci alla prossima con #NoirSide


Questa rubrica fa parte della newsletter NoirSide.
Per inviare segnalazioni di eventi, libri o altro completare questo modulo

Iscriviti a NoirSide e ricevi una mail con tutto il meglio del giallo e del noir della settimana direttamente nella tua casella di posta!

[mc4wp_form id=”4700″]

Del perché un personaggio letterario dovrebbe invecchiare insieme al proprio autore

Negli ultimi mesi, come sapete, sono alle prese col mio personaggio seriale, Enrico Radeschi e la stesura del nuovo romanzo. Siamo alle battute finali ma proprio ieri, dopo un tweet e qualche commento, mi sono reso conto che il mio protagonista sta invecchiando con me.
Radeschi, dal 2006 ad oggi, è stato protagonista di quattro romanzi per adulti e di uno per ragazzi, oltre che di una ventina di racconti (approssimati per difetto).
vespagialla1Quando l’ho creato avevo trent’anni e lui altrettanti. Ora, dieci anni dopo, i segni del tempo hanno colpito anche lui . Certo Enrico veste sempre come un adolescente, porta le Clarks, gira col Giallone (anche se con la sua vespa del 1974 non so ancora per quanto potrà circolare…) ma, al tempo stesso, ha imparato molto dal suo percorso, dalle sue avventure. Sa da dove viene, i personaggi attorno a lui sono cresciuti, cambiati, alcuni scomparsi per varie ragioni.
Questo l’ha cambiato profondamente. E fatto crescere.
Come succede nella vita, no?
Per questo mi è venuto naturale raccontare un Radeschi che cambia nel tempo. Non mi piacerebbe scrivere di un personaggio statico, sempre uguale a se stesso, senza memoria e con un futuro (e un passato) cristallizzati. Forse perché credo mi assomigli e voglio che cresca (ed evolva?) insieme a me.
Alcuni autori decidono altrimenti per i loro eroi. Legittimo, ci mancherebbe, però un personaggio letterario che non invecchia è un po’ come il ritratto di Dorian Gray: sempre bello da ammirare ma con un segreto terribile nascosto che prima o poi andrà svelato.

Sei ragioni – più una – per cui gli scrittori vanno ai festival letterari

Alzarsi all’alba. Fuori diluvia pure. Prendere un metrò, poi un autobus e un aereo. Atterrare e, di nuovo, salire su un bus che ti porterà finalmente a destinazione, magari dopo un’ora di viaggio. Una volta lì, attendere il proprio momento, salire sul palco, presentare il proprio libro e poi prepararsi per la stessa trafila,  al contrario, per ritornare a casa.
Spesso è questa la giornata tipo di uno scrittore invitato a un festival letterario.
La domanda che sorge spontanea è: perché lo fa?
Ecco sei possibili risposte (che in tanti non ammetteranno mai):

  • Per le copie vendute
  • Per gli articoli sui giornali
  • Per vistare posti nuovi senza spendere una lira
  • Per nutrire il proprio ego
  • Per andare a pranzo\cena (e farsi dei selfie) con autori famosi
  • Per sedersi davanti a un pubblico numeroso che normalmente non si avrebbe

Ognuna di queste risposte è plausibile ma una, in particolare, mi convince più delle altre: per fare rete.
Che poi è la ragione per cui io frequento i festival (due lo scorso weekend LeggendoMetropolitano e Il festival delle Basse) .
I festival sono luoghi in cui si respira un’aria diversa (e ne so qualcosa anche come organizzatore e direttore del NebbiaGialla); momenti fondamentali per uno scrittore dove si fa cultura, si discute di cultura ma, sopratutto, (repetita iuvant) si fa rete. Occasioni dove ci si confronta con qualcuno che fa il tuo stesso mestiere con cui puoi discutere di editoria, di vendite, di promozione, di recensioni, di agenti letterari, di scrittura, di personaggi, di tendenze letterarie, di progetti passati e futuri…

Roversi, Polidoro e Ricciardi al Festival delle Basse 2016
Roversi, Polidoro e Ricciardi al Festival delle Basse 2016

Insomma: andare ai festival è faticoso ma ti arricchisce.
Sai che quando parteciperai a un festival non saranno il numero di copie che venderai che ti cambieranno la vita. Probabilmente dormirai poco e berrai troppo. Quello di cui però puoi stare certo è che ti confronterai con progetti nuovi ma, soprattutto, ritornerai a casa con un bagaglio di esperienze e di conoscenze accresciuto rispetto a quando eri partito. Sarai solo un po’ più stanco ma ne sarà (quasi sempre) valsa la pena.