Sono morta due giorni prima di morire davvero. All’epoca si respirava aria di libertà, la gente voleva dimenticare, ricominciare a vivere dopo cinque anni di guerra e venti di fascio. Era vero per tutti ma non per me, vedova di un repubblichino amico intimo di Pavolini ed esponente di punta della Banda Carità. Quando, nella primavera del 1945, ogni difesa cadde, i partigiani vennero subito a cercarlo: il nome di mio marito era in cima alla loro lista. Ci catturarono a Milano, due giorni dopo la Liberazione. Lui fu processato e fucilato. Di me, invece, si disinteressarono; non rappresentavo nulla per loro.
Questo è l’attacco, come si dice in gergo, di un mio racconto pubblicato sul trimestrale Terre Verdiane News esempio di bella iniziativa editoriale portata avanti con passione da Andrea Villani e Roberto Tanzi.
Si tratta di un racconto ambientato nella Bassa e dal gusto un po’ gotico anche se come genere non mi è proprio congeniale. In molti ne hanno parlato, un critico ci ha addirittura visto qualcosa di Lovecraft… Non so, io ve lo segnalo. Lo potete leggere qui.