“Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo.
a meno che non ti venga dritto dal
cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo…
Charles Bukowski “E così vorresti fare lo scrittore”
Paolo Roversi nel suo ultimo romanzo Niente baci alla francese dimostra di aver assimilato il geniale monito di Bukowski, costruendo una narrazione densa, viscerale e fortemente ritmata.
Questa è una storia che nasce da mille piccoli fotogrammi vissuti e da un’intelligente scelta delle idee migliori, sempre coerenti e veritiere.
Il sindaco di Milano, ambientalista dell’ultima ora, è fatto fuori nella serata di punta della città meneghina, la prima della Scala, nella quale, contestazioni colorite a parte, di solito, è solo la cronaca del gossip a tenere banco.
A poche ore di distanza viene ritrovato il cadavere del sindaco di Parigi, anche lui presente nella scintillante cornice milanese.
Sembra fantascienza, invece proprio l’attendibilità di ciò che è narrato giace alle fondamenta di questa trama gialla che si svela solo nelle ultime pagine grazie a metodi investigativi al passo con i tempi, tecnologicamente rinnovati.
Saranno indispensabili però anche gli strumenti tradizionali d’indagine: lo studio del territorio geografico e umano nel quale si matura il delitto e l’intuizione geniale.
Blue Tango e La mano sinistra del Diavolo, i precedenti romanzi di Roversi, ci avevano già presentato Enrico Radeschi, il protagonista del libro, scalcinato giornalista freelance, grande appassionato d’informatica e donne, un geniale mutante, che condensa perfettamente in sé cinismo esistenziale (o noia?) e una sistematica attitudine a ficcarsi in situazioni paradossali e a volte pericolose.
Radeschi è reclutato dall’amico Sebastiani, questurino aperto d’idee, per eseguire lavoretti investigativi, svincolati ma fortemente chiarificatori e utili alle normali procedure adottate in questi casi spinosi.
Enrico si barcamena perfettamente tra ambienti investigativi ufficiali come la questura, e altri canali informativi non convenzionali: bar alla moda, redazioni di giornali prestigiosi e amicizie equivoche.
Su di lui grava sempre il sospetto, più che fondato, che alla base delle sue ricerche per cercare di veder chiaro in omicidi, in questo caso eccellenti, vi sia quasi una necessità primaria di sbarcare il lunario, e di portare a casa il risultato nel più breve tempo possibile con il minor dispendio d’energie.
Proprio questo fondere un tono narrativo leggero e scanzonato ad un rigoroso accertamento dei fatti rende questo romanzo godibilissimo.
Il lettore si trova spesso dinnanzi a due piani di narrazione perfettamente compenetrati: il serio e rigoroso succedersi dei fatti e il rutilante ritmo di vita dei personaggi, tratteggiati con ironia e uno spirito goliardico mai banale.
Originale e azzeccato ambientare la storia tra una Milano sempre più inquinata, nevrotica, settaria e fatua e Parigi, la vera dimensione di Radeschi, anche se il suo amore per la città non sarà ricambiato con altrettanto affetto.
In entrambe le città, il protagonista verrà in contatto con paesaggi underground alternativi, centri sociali occupati, traboccanti di nuove tendenze artistiche e vecchie nostalgie politiche.
Le pagine che riguardano la Ville Lumiere sono piene d’ardore letterario, una vera e propria guida sentimentale alla città, lontana dagli stereotipi ingurgitati da generazioni di turisti distratti.
Radeschi spinge il lettore a confrontarsi con molte buone idee, esposte con scrupolosità, il tutto condito da un sarcasmo irresistibile.
Questa è una storia fatta di personaggi e delle loro intricate relazioni, sullo sfondo un panorama culturale un po’ decadente, e senza più molti grandi ideali in piedi.
Solo Fuster, un nuovo e indovinato personaggio creato per fare da assistente/ coscienza a Radeschi, ci darà ancora la cifra delle utopie rimaste, non più sogni politicamente condizionati, ma desideri trasversali di una vita non inquinata, un’aria più respirabile.
Un libro dalle mille anime, che sembra appunto “esploso dentro” all’autore.
Alessandra Anzivino
Da ThrillerMagazine, 20 novembre 2007