Au revoir les enfants

Il vostro scrittore della Bassa chiude per un po’.  Ci si rivede online il 5 gennaio.
Una settimana di relax al caldo prima di un 2009 che si preannuncia pieno di impegni e spero di soddisfazioni.
Il 2008 lo è stato.  Alti e bassi, qualche mese difficile a inizio anno, qualche incomprensione ma poi anche tante soddisfazioni: MilanoNera che diventa cartaceo, il passaggio all’editore Kowalski-Feltrinelli, le conferenze all’estero,  la preannunciata traduzione in spagnolo dei miei romanzi…
E le premesse per bissare anche nel 2009 ci sono tutte a partire dal 31 gennaio con la terza edizione di NebbiaGialla che si preannuncia già interessantissimo e a cui non si deve mancare.
Tanti auguri di uno splendido 2009 a todos

(Vi penserò sulla spiaggia a mezzanotte bevendo Mojito…)

La vigilia di Natale nella Bassa

Stasera torno nella Bassa per la tradizionale cena in famiglia. Potrei raccontare questo rito in tanti modi. Quest’anno mi cito addosso riportando qui sotto un passaggio del mio Mantovani – I nipoti di Virgilio (Sonda, 2003) in cui descrivo questa tradizione. A proposito: buon natale!

“Per gli oriundi non ci sono santi: le uniche tradizioni vere ed autentiche sono soltanto le loro. Gli altri, avranno sì degli usi e costumi particolari ma mai veramente radicati e condivisi come i loro. Di cibo, poi, non ne vogliono nemmeno sentir parlare: vuoi mettere un bel piatto di tortelli di zucca con dei rachitici pizzoccheri?

Un esempio emblematico dell’attaccamento a tradizione e cucina si verifica durante un momento magico dell’anno: il 24 dicembre, la vigilia di Natale.

Fuori freddo, nebbia e forse neve. Dentro la cena della vigilia di Natale con parenti e serpenti tutti alla stessa mensa. In questa occasione la tradizione popolare custodita e difesa strenuamente da ogni slancio innovativo dalla rasdùra di casa, impone un menù ben preciso: tortelli di zucca (e ti pareva?) e anguilla marinata. Siccome da tempo immemore alla cena della vigilia i tuoi bisnonni, i tuoi nonni, i nonni dei tuoi nonni, il figlio del postino e la sorella del pasticcere se li sono trovati nel piatto, è impensabile che per te si faccia eccezione. La regola ferrea, indissolubile, indiscutibile ma sopratutto insindacabile è che non si può mangiare nient’altro all’infuori dei due piatti canonici stabiliti dalla tradizione.

«E ch’an sàn parla pö!»(«E non parliamone più!») ammonisce stizzita la rasdùra.

Immaginate in quale situazione si trovi chi non ama uno delle due pietanze o, peggio ancora, il malcapitato che detesti fieramente entrambe le specialità… Quando c’è in ballo la tradizione il cuore della rasdùra non si muove a pietà e, di conseguenza, andrà a finire che il caro parente semplicemente salterà la cena.

E dove mangerà il povero diavolo la notte di Natale? Certo la divina provvidenza deve averci messo del suo perché accanto a una dura tradizione religiosa-culinaria ne ha affiancata un’altra più pagana che sembra fatta apposta per compensare anche i più famelici nemici del marinato. Ecco allora che poche ore dopo la cena con i parenti il nostro, imbacuccato fino all’inverosimile per combattere la notte polare, s’incamminerà ramingo verso una casa silenziosa e, sino a quel momento, vuota. Ben presto qui verrà raggiunto da un crocchio di amici con i quali darà vita alla tradizionalissima partita a carte della notte di Natale.

In realtà quella della partita a soldi, come viene comunemente definita, è una scusa per liberarsi dei parenti che da qualche giorno spuntano ovunque come funghi, per starsene un poco in pace.

La partita è riservata esclusivamente agli uomini perché (anche in questo caso è la tradizione che lo impone) le donne devono andare alla messa di mezzanotte.

Nelle ore successive in quella bisca fumosa e poco illuminata il nostro, circondato dagli amici più cari, berrà fiumi di birra e spumante, trangugerà quantità industriali di pandoro e panettone e, forse a causa della cattiva digestione, perderà un sacco di quattrini fino alle prime luci dell’alba.”

Mi sono fatto un regalo di Natale

Era da un po’ che ci pensavo e in questi giorni prima delle feste ho messo in atto il proposito: rifare il look al mio blog personale.  (Avevate mica pensato alla tipa nella foto, vero? ehehe )
Tra l’altro sto pensando che cambierò anche il nome del blog: che ne dite di Taccuino di uno scrittore noir?
Per ora vi propongo una grafica più semplice e più pulita in cui penso si riesca a reperire più facilmente le informazioni.
Adesso si possono perfino “votare” i post…  Ammesso che qualcuno lo voglia fare 😉
Molti di voi mi hanno scritto privatamente per commentare la nuova veste grafica. Se vi va commentate qui sotto e segnalatemi migliorie e suggerimenti.
Detto questo tanti cari auguri di buon natale a tutti.

Il bancario perde l’identità

E’ questo il titolo di una recensione-intervista pubblicata dal mensile Polizia e Democrazia sul mio ultimo romanzo Taccuino di una sbronza.

Ecco un estratto.

Ti senti più a tuo agio nella metropoli di Milano, dove in un romanzo hai fatto uccidere il sindaco, o nella Bassa Padana?
Oggi mi sento perfettamente a mio agio in entrambe le situazioni; se questa domanda però tu me l’avessi fatta otto anni fa quando sono sbarcato sotto alla madonnina ti avrei risposto diversamente.
Milano è una città che all’inizio respinge, difficile da digerire per uno abituato alla provincia dove tutto “è campagna”. Poi se, ti ci abitui, se sopravvivi, inizi ad apprezzarla. Ora sono in questa fase.

Il testo completo potete leggerlo qui.

Satisfiction TV

E’ stata lanciata ieri sera Satisfiction TV con una bella festa che definire “etilica” è forse riduttivo 😉
Penso che ci saranno mille resoconti della serata. Io mi limito, come sempre, a raccontare la mia esperienza televisiva per immagini (e a mettere il link quando la pubblicheranno).