E’ stata lanciata ieri sera Satisfiction TV con una bella festa che definire “etilica” è forse riduttivo 😉
Penso che ci saranno mille resoconti della serata. Io mi limito, come sempre, a raccontare la mia esperienza televisiva per immagini (e a mettere il link quando la pubblicheranno).
Immagini di noir mediterraneo dalla Sardegna
La seconda edizione del Premio noir mediterraneo è stata vinta da Valerio Varesi cui vanno i miei più sinceri complimenti:
La due giorni in terra sarda, comunque, è stata molto intensa e divertente.
Tra amici direi, e come sempre invece di mille parole lascio parlare le foto (notare please la quasi costante presenza di MilanoNera in mano agli scrittori ;))
Radiofreccia e noir mediterraneo
Cosa c’entrano questi due argomenti insieme? Poco.
Come il mio Taccuino di una sbronza col noir del resto anche sono in partenza per Sassari perché domani sera c’è la finale del premio noir mediterraneo dove sono in finale wow!
Vedremo come andrà.
Nel frattempo vi parlerò di Radiofreccia, uno dei miei film preferiti sul quale ho scritto un pezzo pubblicato proprio questa settimana sul settimanale FilmTV uno delle principali riviste del settore.
Il mio pezzo correda la locandina del film che potete staccare e attaccarvi in camera 😉
Ecco il pezzo.
Radiofreccia è un cosmo, uno spaccato seventies della provincia emiliana che, però, potrebbe rappresentare un qualsiasi borgo rurale italiano di quegli anni. E’ il racconto della vita di un gruppo di ragazzi (Bruno, Jena, Tito, Boris e, sopratutto, Freccia) che nel 1975 decidono di fondare Radio Raptus, una radio libera. Intorno a questo progetto si snodano una serie di avvenimenti, piccole storie che si incastrano le une con le altre fino a fondersi. Sullo sfondo, placida e lenta, lei, la Bassa, valorizzata da una splendida fotografia.
Un film che ricorda Fellini e Zavattini, l’Emilia e la Romagna insieme, molto evocativo, in cui si mette in scena la vita quotidiana di un borgo della Bassa, col suo dialetto e le sue espressioni tipiche, raccontata in tutte le sue declinazioni: il pranzo di nozze col cameriere scorbutico (impersonato ad un grande Vito); il microcosmo degli originali del bar (da Virus che si mangia le lampadine per scommessa, a Kingo “che si veste da Kingo è Elvis che mi copia”, a Bonanza con le sue tragicomiche sfide all’OK Corral, all’avventore che cerca di venderti i “gratta e tromba”); il Plutonio, la discoteca dove tutti si (ri)trovano, unico centro focale del divertimento di quei paesi, che a me ha sempre ricordato il Tempo di Gualtieri (dove infatti sono girate moltissime scene). E ancora: il grande fiume, il Po e la pesca al siluro, l’argine e i pioppi, Tito in sella alla Lambretta, Freccia col Maggiolone, e poi lui Adolfo, il burbero barista. Ecco: l’immagine di Francesco Guccini (Adolfo appunto) nei panni di barista e allenatore di calcio per me è un motivo più che sufficiente per amare questa pellicola incondizionatamente.
Tutto azzeccato insomma, come la scena del funerale con la banda che suona, una situazione tanto tipica da queste parti che pure il sottoscritto l’ha saccheggiata per riprenderla in un suo romanzo…
Ligabue, qui alla sua prima prova come regista, non si è limitato a raccontare solo una storia, ma decine; ha descritto uno spaccato sociale, ci ha fatto respirare un’atmosfera, il profumo dei fossi tanto per citare una sua canzone. Ha creato dei personaggi veri, non macchiette (in ogni compagnia c’è uno cinico come Boris, uno sfigato come Jena, un figo come Freccia, un idealista come Bruno) al punto che ti sembra di averli incrociati decine di volte nel bar dove trascorrevi le lente e sonnolente estati della Bassa…
Se dovessi racchiudere il film in una frase, una battuta che lo sintetizzasse, sceglierei questa: “Te sta’ dentro che qua fuori è un brutto mondo”. La dice Freccia rivolto ad una signora affacciata alla finestra che lo sorprende a rubare la lana di vetro per la radio. La donna non ribatte e chiude la finestra. Ognuno interpreta quel gesto come vuole: io credo abbia a che fare con le difficoltà del vivere quotidiano, la paura di affrontare i nostri problemi. Radiofreccia, infatti, è sopratutto un film sull’amicizia; sui nostri amici di un tempo, il nostro come eravamo quando, girovagando in auto nella nebbia, ci sentivamo un po’ zingari d’Emilia. Luciano, impreziosendo il film con una colonna sonora impeccabile e indimenticabile, ha raccontato il suo mondo e, di riflesso, il nostro. Com’eravamo, cosa speravamo, cosa sognavamo, dove sbagliavamo. Ci ha fatto ragionare, non salendo in cattedra ma attraverso i discorsi da bar, i monologhi radiofonici, le liti fra amici, gli sguardi e le frasi non dette. Per questo per comprendere a fondo Radiofreccia non basta una sola visione. Va rivisto magari, sempre citare il Liga, con un sacchetto di popcorn e un bicchiere di Lambrusco a portata di mano.
Il Taccuino a casa tua al costo di una media…
Vale proprio la pena tanto più che lo puoi pure riciclare come regalo di Natale.
No?
E non devi nemmeno uscire di casa, basta un PC collegato a Internet.
La Feltrinelli lancia la promozione sul mio e su molti altri romanzi: 30% di sconto e consegna gratuita in 24 ore.
Potete avere Taccuino di una sbronza a €7.70 ed entrare così nell’etilico mondo di Carlo Boschi\Charles Bukowski.
Vi serve una scusa per comprarlo? Eccone una ottima: l’ha consigliato Playboy (ma anche La7, Il Corriere della Sera, Radio Capital, A e molti altri)
Solo regalato costa di meno 😉
Ecco quando capisci di essere uno scrittore arrivato
Se fosse una pubblicità sarebbe quella della Mastercard dove si dice che certe cose non hanno prezzo. Quella di oggi, come autore, anzi come autore finalmente arrivato si inserirebbe perfettamente in questo contesto. Di cosa parlo? Dai che lo sapete 😉 voi che avete già comprato il giornale…
Hanno recensito il Taccuino di una sbronza su primo numero di Playboy Italia. Mica una soddisfazione da niente no?
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Il Taccuino finalista al Premio Giallo e Noir mediterraneo
E’ da tempi non sospetti che sostengo che il giallo non debba essere necessariamente un romanzo in cui ci sia un morto.
E’ sufficiente che venga raccontata un’investigazione (anche psicologica), che ci sia un mistero da svelare e sotto questa ottica anche Taccuino di una sbronza può essere considerata una vicenda gialla. Questa almeno è l’opinione, che mi rallegra molto ça va sans dire, della giuria che ha scelto il mio romanzo come uno dei dieci finalisti della seconda edizione del Premio Giallo e Noir Mediterraneo di Sassari.
Insieme al sottoscritto autori di tutto rispetto e di grosso calibro quali: Alicia Giménez – Bartlett, Serge Quadruppani; Marcello Fois; Mauro Marcialis, Massimo Carlotto, Francesco Abate, Valerio Varesi, Girolamo De Michele, Nicola Verde
La finale sarà il 12 dicembre 2008 a Sassari. Vada come vada io sono già molto contento 😉
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