Oggi è saint Patrick’s day e lassù in Irlanda scorreranno fiumi di birra. Anche da noi. E anche in questo passaggio del mio romanzo Taccuino di una sbronza che mi sembra adattissimo per l’occasione. Cheers!
La campanella dell’ultimo giro aveva già suonato da un pezzo quando Carlo crollò a terra privo di sensi.
Un attimo prima se ne stava aggrappato al bancone del bar, le labbra incollate al bicchiere e lo sguardo infilato nella scollatura di una biondina; un istante dopo studiava da tappeto persiano disteso bocconi sul pavimento lurido.
Impiegai qualche secondo per rendermi conto di quanto stesse accadendo; anch’io, del resto, ero parecchio sbronzo.
Otto ore di bevute non stop in un pub tutto legno, pinte schiumanti e mozziconi di sigarette non sono uno scherzo.
Il bar si trovava nel centro di Dublino, a due passi dal Trinity College. Sull’insegna, a caratteri dorati, una scritta altisonante, non proprio un complimento in gaelico: Pogue Mahone.
In quel quartiere, e in quel pub in particolare, io ed il mio compagno di sbronze trincavamo sin dal mattino: troppo per la sua sopportazione etilica.