Il suo girovagare lo condusse sull’altra sponda della Senna, fino a immettersi nel lunghissimo boulevard Saint-Germain. Dopo un bel pezzo di strada sbucò in una piazza quadrata, con al centro una fontana e alberi tutto intorno, sulla quale si affacciava la famosa chiesa di Saint-Sulpice. Dal sagrato, grazie al Codice da Vinci, stava partendo una visita guidata in cui si sarebbe mostrato ai pellegrini il punto preciso dove l’albino si era messo a scavare.
Data l’ora e la fame incombente, Radeschi si mise a cercare nei paraggi un posto dove pranzare. Evitò per quanto possibile i rèsto pour les touristes.
Fu fortunato: entrò in un locale con grandi specchi alle pareti, soffitti alti, molto decorato. Ambiente début du siècle. Si chiamava la Maison de l’entrecôte e il nome diceva tutto. Un solo piatto a disposizione,bistecca appunto. L’unica cosa che si poteva decidere era il tipo di cottura. Radeschi apprezzò quella limitazione alla propria libertà gastronomica.
dal romanzo di Paolo Roversi “Niente baci alla francese” (Mursia)
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