Scrivete come se doveste correre la maratona di New York

Correre.
Prepararsi alla gara.
Riscaldarsi.
Allenarsi ogni giorno.
Non è importante quando lo fate: all’alba, a notte fonda, in pausa pranzo, dopo un pisolino, mentre cenate. Come gli atleti che si preparano per una competizione tanto faticosa e massacrante come la maratona dovete avere disciplina. La scrittura è questo: disciplina e allenamento. Costanza e sacrificio.
Scrivete ogni giorno, anche poche righe. Oppure pensate alla scrittura, allo sviluppo della storia. Scrivere non significa soltanto mettersi al PC e digitare. Significa anche costruire dei mondi e lo potete fare in qualsiasi momento: mentre guidate, mentre siete in tram, mentre fingete di ascoltare qualcuno molto noioso seduto di fronte a voi…
Un dei segreti per scrivere un romanzo perfetto (oltre a queste cinque regole fondamentali) è: allenarsi come un maratoneta.
Scrivete (o pensate intensamente a quello che scriverete) ogni giorno. Come se doveste correre la maratona di New York.

 

Le cinque regole per scrivere il romanzo perfetto

Scrivere un romanzo perfetto è possibile?
Se ci atteniamo a cinque semplici regole – o sarebbe meglio dire a cinque fasi o step – forse sì.

Premessa

Quando si lavora per la TV o per il cinema oltre al soggetto (che nel caso di un romanzo si potrebbe equiparare alla sinossi) prima di scrivere la sceneggiatura vera e propria si redige un testo, diciamo intermedio, che si chiama trattamento.
Nel caso di un romanzo direi che le fasi sono cinque e sono tutte di cruciale importanza. Di molte ho già parlato mentre della terza, il trattamento, ancora non ho spiegato nulla: lo farò in questo post.

Le cinque regole per scrivere il romanzo perfetto

Uno
Scrivere un plot, una trama di dieci righe con il “succo” del romanzo. Senza troppe spiegazioni ma solo con la descrizione dell’azione principale.

Due
Preparare una scaletta cioè suddividere l’azione in capitoli e scene. (Qui una spiegazione su come fare)

Tre
Il trattamento. In realtà, questo passaggio, potrebbe essere evitato ma vi assicuro che vi faciliterà di molto il lavoro. Come? Scrivendo un riassunto quanto più preciso ed esaustivo possibile di ogni capitolo e di ogni scena. Cinque o dieci righe per ogni passaggio importante.
La lunghezza può variare da poche a molte pagine. Dipende da voi, dalla complessità dello scritto che state scrivendo. Nel caso di un giallo o thriller dovendo descrivere TUTTI i colpi di scena e i passaggi cruciali secondo me dovrebbe essere lungo almeno una decina di pagine per arrivare anche a una trentina.
Leggendolo si avrà l’impressione di trovarsi alle prese con un riassunto molto articolato (e spoilerato nei dettagli) del romanzo. Una sorta di Bignami fatto bene in cui non si nasconde nulla. Questo vi aiuterà parecchio a ragionare sul vostro testo e sulla sua efficacia. Capirete se “funziona”, se regge, se la suspense è dosata bene. Tutto questo scrivendo solo una ventina di pagine e non trecento!
Personalmente mi sto dedicando al trattamento per la preparazione del nuovo romanzo con Radeschi e sono molto soddisfatto di questo sistema.

Quattro
La stesura vera e propria del romanzo. Rimboccatevi le maniche e scrivete al vostro meglio seguendo quanto più fedelmente la scaletta e ampliando a dovere le tracce che avete impostato nel trattamento.

Cinque
La revisione

Queste cinque regole, naturalmente, valgono in teoria, non sono infallibili e funzionano se, e solo se, sono accompagnate da un’idea originale.
Buona scrittura!

Francoforte val bene una Buchmesse

Siamo in quei giorni dell’anno. Non telefonate, non mandate mail, non cercate di contattare il vostro agente. Vi chiamerà lui se succederà qualcosa (e allora sì che ci sarà da brindare). Perché? Tutti gli autori e gli agenti e gli editori lo sanno: domani inizia la fiera del libro di Francoforte, la principale in Europa, dove si vendono ma sopratutto si comprano diritti per la pubblicazione di traduzioni straniere. Il lavoro, però, inizia molto prima: diverse settimane prima quando i tuoi testi vengono proposti agli editori stranieri sperando che poi nei cinque giorni di buchmesse si arrivi a un accordo.
Radeschi e la sua vespa gialla sono in viaggio per la Germania. Buon viaggio.

Squali e tornadi ovvero l’incrollabile fede nelle proprie idee

La scena è questa.
Sala riunioni di una major americana, cervelloni e creativi intorno a un tavolo alla ricerca di un’idea strabiliante per il prossimo film.
Dopo qualche chiacchiera infruttuosa, e qualche donuts,  ecco che uno dei ragazzotti in sneakers e t shirt fuori dai pantaloni prende la parola e inizia a raccontare.
Ha una visione. Pensa a un b-movie di quelli che non si sono mai visti. Descrive un’idea che non sta né in cielo né in terra (o meglio né in cielo né in acqua).
Gli altri lo ascoltano, scuotono la testa, si guardano come a dire “ma questo è matto!”.
Il ragazzino però argomenta, crede in quello che dice, spiega come lo gireranno ed entra nel dettaglio nella trama. S’infervora, racconta. Ha già pensato a tutto. E l’auditorio si convince: solo perché un’idea non è mai stata sviluppata non è detto che non sia buona o che non funzioni. E infatti di quel film ci hanno fatto pure il seguito (come da locandina qui sopra).
Il tizio in sneakers gongola, la sua idea ha preso vita perché lui ci ha creduto, l’ha sostenuta e non ha avuto vergogna di alzarsi in piedi e dire davanti alle facce sbigottite degli altri “Facciamo un film con un tornado pieno di squali!”
Questo funziona anche per i romanzi: le idee ambiziose, strampalate, folli a volte funzionano da Dio. Purché nessuno ci abbia pensato prima e a patto che voi siate davvero convinti di quello che racconterete!

Cinque intere pagine di “Mistero” sulla Confraternita delle Ossa

mistero3La rivista Mistero (nata dall’omonimo programma che va in onda su Italia Uno) nel numero di ottobre che trovate in edicola in questi giorni dedica ben cinque pagine ai “misteri” raccontati nel mio thriller La confraternita delle ossa.
Oltre a un approfondimento sulla confraternita dei disciplinati il pezzo, scritto da Alessandro Bongiorni, è arricchito da una lunga intervista al sottoscritto. Ecco un paio di passaggi.

 

 

Com’è nato “La confraternita delle ossa”?
Quando ho messo piede per la prima volta in San Bernardino alle Ossa, e dopo aver approfondito la storia di quella chiesa, ho avuto un’illuminazione. È un luogo estremamente tetro e interessante. Di Milano è stato raccontato di tutto, e mi sembrava che nessuno avesse descritto veramente la storia di questo posto. Non potevo non farlo quindi. Le storie ti vengono a cercare. Poi quando scopri che anche San Carlo Borromeo, uno dei personaggi più in vista della storia della città, era un disciplinato… Ho intravisto subito il potenziale

mistero1

Tre parole, con una breve spiegazione, per descrivere Enrico Radeschi.
«Ne scelgo tre che iniziano tutte con la stessa lettera. Incosciente: perché si butta a capofitto nelle indagini anche mettendo in pericolo la propria vita. Ironico: perché anche quando la situazione è nera non risparmia mai una battuta di spirito. Imprevedibile: perché quando è dietro una tastiera del PC o in sella alla sua vespa gialla non sai mai cosa potrà fare»

 

L’effetto Kaiser Soze al servizio del romanzo perfetto

Io lo chiamo effetto Kaiser Soze e serve a portare a termine un romanzo senza sbavature, con tutti gli ingranaggi che girano in maniera perfetta e sincronizzata, e a lasciare il lettore a bocca aperta grazie a un colpo di scena finale!
Piccola avvertenza: se non avete visto il film I soliti sospetti date (subito) un’occhiata al video che trovate qui sotto in cui si racconta chi è questo personaggio (ma ricordate che NULLA è mai come APPARE o come vi VIENE FATTO CREDERE CHE SIA!)
Bene, ora che ci siamo chiariti torniamo all’effetto Kaiser Soze.
Ecco la mia personalissima definizione:

L’effetto Kaiser Soze è rappresentato da una serie di accorgimenti narrativi che ti permettono di costruire una trama ad orologeria con tanto di effetto finale spiazzante.

E come si fa?
Be’ non mi stancherò mai di ripeterlo: il primo passo è costruire una rigida e ben strutturata scaletta (come si fa l’ho spiegato qui e anche qui e, a quanto pare, pure qui).
Una volta che avete imbastito la vostra scaletta iniziate a pensare: che elemento posso aggiungere a ogni capitolo in modo che questo si chiuda con un colpo di scena?
E quale sarà il GRANDE colpo di scena finale che costruirò, mattone dopo mattone, con qualche frase piazzata ad hoc in ogni capitolo?
Insomma: pianificate tutto. Nel dettaglio e a priori.
Non è così complicato se ci pensate: avete la scaletta quindi conoscete il percorso, chiaro e ben definito. Sapete da dove partirete e dove arriverete. Dovete solo scatenare la fantasia: mischiate carte, sparate fumo negli occhi al lettore (ma senza barare perché TUTTO deve tornare alla fine) e introducete elementi d’ambiguità. Vi aiuti in questo una massima che viene utilizzata proprio in questo film:

La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che lui non esiste

Facile? No. Non lo è affatto ma senza un po’ di fatica e d’impegno non si ottiene nulla!