Cent’anni di grande scrittura con Marquez

Quello che vi propongo oggi è l’incipit di un capolavoro assoluto. Un libro che si deve leggere d’istinto, senza soffermarsi troppo sui nomi (ci si perderebbe) lasciandosi trasportare. Alla fine ne uscirete arricchiti. Di che romanzo sto parlando? Ma di Cent’anni di solitudine dello scrittore colombiano Gabriel Garcia Màrquez per gli amici Gabo.

«Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito».

Solo il tempo di morire in finale al Premio Romiti 2016

Il mio ultimo romanzo Solo il tempo di morire (Marsilio), anche a distanza di quasi un anno e mezzo dall’uscita, continua a riservarmi grandi soddisfazioni. L’ultima, in ordine temporale, è di essere stato selezionato fra i tre finalisti del premio Romiti 2016.
La  premiazione si svolgerà il 23 luglio a Viterbo alle ore 21.30 nell’Arena Borges, in Piazza del Plebiscito all’interno del festival letterario Ombre.
Me la vedrò con  Antonio Fusco in gara con “La pietà dell’acqua” (Giunti) e con Piergiorgio Pulixi autore di “Il canto degli innocenti” (Edizioni e/o).
Sarà una bella gara. Dita incrociate!

Un menù in noir con Manzini, Bjork e i finalisti del NebbiaGialla

Il nostro menù noir di questa settimana è davvero ricco.
Come antipasto vi serviamo un estratto in anteprima del nuovo romanzo di Antonio Manzini 7-7-2007 in uscita il 7 luglio per Sellerio.

Di primo proponiamo la lista dei finalisti dei premi NebbiaGialla per romanzi e racconti inediti. La finale il 3 settembre.

Di secondo la recensione al romanzo La stagione del sangue di SAMUEL BJØRK

Per dessert l’intervista alla scrittrice Alice Basso sul suo nuovo romanzo.

Come digestivo un’interessante novità: da oggi MilanoNera inaugura una collaborazione con il Corrierequotidiano.it. Anche lì potrete leggere i nostri pezzi!

cinque modi per bestseller!In chiusura, tanto per gradire, proponiamo due chicche di scrittura creativa:  se state scrivendo un romanzo ricordatevi dell’importanza fondamentale delle prime trenta pagine; se l’avete già scritto e magari pure pubblicato allora ecco cinque modi infallibili per fare di quel libro un bestseller!
Buona lettura e alla prossima con Noirside!

L’importanza delle prime trenta pagine di un romanzo

Da quasi tre anni, oltre a quelli dello scrittore, indosso i panni di editor per la collana Calibro 9 di Novecento editore. In questo periodo di tempo abbiamo pubblicato 20 titoli a cui spero ne seguiranno ancora molti altri.
Ogni volta mi ritrovo a dare sempre lo stesso consiglio; a tutti i miei autori (e su questo capita anche di scherzarci durante le presentazioni) dico: rendete memorabili le prime trenta pagine del vostro romanzo. Riscrivetele, leggetele ad alta voce, non siatene mai abbastanza soddisfatti!
Perché?
Perché in molti casi saranno quelle che faranno decidere al lettore (in libreria o leggendo gli estratti negli store online) l’acquisto perché verranno lette per capire “com’è il libro”. E se sono scritte male…
Saranno anche quelle che spingeranno il lettore a continuare la lettura, a intrigarlo, a incuriosirlo e un lettore incuriosito è un lettore conquistato.
Sia chiaro: TUTTO il romanzo dovrebbe essere all’altezza, avvincente, ben scritto. Su questo non ci piove; però le prime trenta pagine devono esserlo di più.

 

Cinque modi (quasi) infallibili per trasformare un romanzo in un bestseller

Nato dall’osservazione di quei misteriosi fenomeni che vanno sotto il nome di bestseller editoriali ecco un essenziale compendio dei cinque modi infallibili (a imprescindibile giudizio del sottoscritto ovviamente) su come trasformare un romanzo in un bestseller.

1 – Andare in trasmissione da Fabio Fazio (lo so, lo sapevate già. Facile e scontato ma solo se conoscete Fazio…)
2 – Essere un caso umano conclamato (cioè vi è accaduto qualcosa di terribile e vi scrivono\scrivete un libro sulla vostra esperienza).
Venire ospitati dalla D’Urso prima dell’uscita del libro aiuta.
3 – Essere già molto famosi in altri campi tipo attori, registi, cantanti, astronauti, calciatori… (anche questa era facile)
4 – L’editore (per una congiunzione astrale dove nemmeno Paolo Fox ci capisce nulla) decide di puntare sul vostro romanzo: vi fa una tiratura monstre , mette il libro a un prezzo ridicolo e, per darvi la visibilità che a suo dire meritate, si compra tutte le vetrine delle librerie e pure la pubblicità su tram e bus!
5 – Per ragioni imperscrutabili e irripetibili (i grandi editori ci provano ad ogni libro che pubblicano a replicare questa alchimia senza alcun successo) parte un fortunato passaparola sul libro che lo proietta in vetta alle classifiche di vendita

Vita da galera e da attore di Edward Bunker: voi glielo dareste un lavoro a uno così?

Edward Bunker di professione faceva il fuorilegge. Da sempre. Finché scoprì la propria vena letteraria e niente fu più come prima tanto da spingerlo perfino a recitare nel film Le iene di Tarantino interpretando Mr Blue.
I suoi libri sono potenti ritratti criminali. Oggi vi propongo l’incipit del romanzo Come una bestia feroce e una chicca.
Ecco l’inizio:

Seduto sul cesso senz’asse nel retro della cella, ero intento a lucidare le orribili scarpe dalla punta bulbiforme che venivano fornite a chi stava per uscire. Mi attraversò la mente un canto di trionfo: “Domattina sarò un uomo libero”. Ma nonostante l’esultanza, la gioia di uscire dopo otto calendari sfogliati in prigione era tutt’altro che sfrenata. La lucidatura delle orrende scarpe non era tanto tesa a migliorare il loro aspetto, quanto ad alleviare la mia tensione.

La chicca è un passaggio contenuto nel romanzo, una lettera di presentazione che il protagonista scrive per cercare un lavoro. Notevole davvero!

bunkerGentile Signore,
ho una carriera di scassinatore dilettante, truffatore, falsario e ladro d’auto; ho anche una certa esperienza con la rapina a mano armata, lo sfruttamento della prostituzione, il gioco d’azzardo truccato e diverse altre attività. Negli anni Quaranta a dodici anni ho fumato marijuana, e a sedici mi sono fatto di eroina. Non conosco Lsd e metedrina, poiché sono divenute popolari dopo la mia incarcerazione. Ho importunato ragazzini e omosessuali, ma soltanto quando mi sono trovato costretto a fare a meno delle donne. Nel gergo di prigioni e bassifondi (e parlo di lussuosi bassifondi) sono un figlio di puttana. Da non interpretarsi in senso letterale, poiché mia madre neanche me la ricordo. Nel mio universo tale termine, usato nel modo in cui l’ha appena usato il sottoscritto, equivale a vantarsi di essere un duro, uno spietato, un personaggio pericolosamente imprevedibile, un virtuoso del crimine. Naturalmente, in quanto figlio di puttana nel mio mondo, nel vostro sono pura spazzatura. Avrebbe per caso un lavoro?