Sindrome da Clark Kent ovvero pubblicare con pseudonimo

Avete scritto un romanzo. Avete anche trovato l’editore (magari mettendo a frutto questa strategia) e ora siete assaliti da un dubbio: pubblicare col vostro nome o con uno pseudonimo?
L’argomento, come accade ultimamente, mi è stato suggerito da uno di voi che mi ha scritto:

Mi sto avvicinando alla pubblicazione tramite il crowdfounding e vorrei usare uno pseudonimo.

Personalmente non sono contrario agli pseudonimi. Se siete esordienti, poi, di controindicazioni non ne vedo molte: semplicemente preferite un nom de plume al vostro, come Superman. Legittimo. Certo se scegliete uno pseudonimo straniero il discorso è differente. Mi spiego: se il vostro romanzo è ambientato a Roma e l’autore che l’ha scritto è chiaramente un italiano il fatto che il nome in copertina sia John Brown a me, come lettore, suona strano. E anche fastidioso.
Se invece ambientate la vostra storia in una realtà distopica o scrivete una saga fantasy i cui protagonisti hanno anche loro nomi strani tipo Ugurz be’ uno pseudonimo straniero ci sta tutto.
Il nome in copertina conta quando avete già un venduto alle spalle (come lo definiscono gli addetti ai lavori) all’esordio potete giocarvela.
C’è però una controindicazione.
Il limite di questa operazione per un esordiente è: volete apparire e quindi presentare il vostro romanzo o tenere segreta la vostra identità (che poi sarebbe la ragione per cui avete scelto lo pseudonimo)?
Se la riposta è la seconda tenete presente che ben pochi editori – a meno che non vi siano ragioni particolari che lo giustifichino – vi permetteranno di rimanere nell’ombra; oggi un libro bisogna presentarlo e, specialmente all’inizio, un autore ha bisogno di stare sotto ai riflettori.

Il self publishing è una buona idea?

Sulla scorta del mio post su come “scelgono” i manoscritti gli editor e anche sulla difficoltà di agganciare gli stessi, un lettore mi chiede lumi riguardo al self publishing:

La pubblicazione on line può essere valida? Magari con Amazon?

La mia risposta è: dipende.  Trovo il self publishing ottimo per racconti e testi brevi e meno efficace per i romanzi.
Pubblicarsi da soli un romanzo, secondo me,  fatte salve le solite eccezioni, è un’impresa destinata ad ottenere risultati modesti.
Tutti – esordienti ed autori affermati – hanno bisogno di due figure fondamentali (che solo una casa editrice seria può mettervi a disposizione): un editor che lavori sul testo insieme a voi e un bravo correttore di bozze che “ripulisca” il testo da tutti gli ORRORI ortografici e grammaticali.
Se vi auto-pubblicate il vostro romanzo conterrà quasi sicuramente dei refusi (molti refusi e il lettore arriccerà il naso) e, in alcuni passaggi, risulterà farraginoso o poco chiaro (un editor generalmente vi fa riflettere sul testo e anche riscriverne delle parti per migliorarle).
Gli stessi problemi, certo, li potrete riscontrare anche con un racconto ma sicuramente in misura minore e, ritengo, tollerabile. Pubblicarlo vi darà comunque visibilità e anche la possibilità di farvi conoscere. Lo potrete mettere autonomamente su Amazon a un prezzo competitivo (€ 0,99 o anche gratis per un periodo, cosa che non vedrei bene per un romanzo).
Personalmente mi sono cimentato in un esperimento simile auto-pubblicandomi un racconto dal titolo Il diavolo della Tasmania in lingua inglese su tutti gli store Amazon (qui tutta la spiegazione e qui un primo bilancio dell’esperimento che vi invito a leggere).
Prima di buttarvi nell’impresa, però, permettetemi di darvi un ultimo consiglio: considerate l’idea di farvi disegnare una bella copertina (ho spiegato qui quanto sia importante).

 

 

La confraternita dei lettori è già un successo

Il risultato è davvero esaltante: cercavamo cento lettori per la confraternita dei lettori e le vostre richieste sono state il doppio!
Grazie, grazie davvero. Ora, però, a noi spetta l’ingrato compito di dover scegliere la squadra dei cento lettori che leggerà in anteprima il romanzo La confraternita delle ossa (Marsilio) e non sarà semplice. Ci prenderemo qualche giorno per farlo e poi invieremo a tutti i partecipanti una mail con il responso.
Per il momento vogliamo davvero ringraziarvi per la fiducia e l’entusiasmo già dimostrato… e dobbiamo ancora cominciare!
Non osiamo pensare a quante belle cose verranno fuori nel gruppo riservato su Facebook che verrà attivato per confrontarci!
Ancora grazie! Anche da parte di Enrico Radeschi!

E se le società segrete esistessero ancora?

Nel racconto inedito (che potete scaricare gratis ancora per poco tempo) Delitto nella stanza chiusa il protagonista Enrico Radeschi si trova alle prese con una società segreta, l’Impossible Society.

Ma esiste davvero o è solo un’invenzione? Stando alle nostre accurate ricerche pare proprio che questa “setta” sia ancora attiva e abbia una sede in corso di porta Ticinese a Milano dove i più temerari possono andare a dare un’occhiata…

delitto stanza chiusa

Quanto alla segretezza, tuttavia, possiamo dire che oggi molti dettagli sono venuti alla luce grazie proprio a Radeschi e alla sua indagine. Se volete saperne di più su questa società segreta e leggervi il racconto be’ non dovete far altro che cliccare qui.

Buoni libri da portare in vacanza e un altro paio di consigli #NoirSide

Ci avviciniamo alle vacanze (alcuni ci saranno già) così ecco tre titoli che MilanoNera consiglia di portare con voi:

  1. CHINA GIRL. LE INDAGINI DI NEAL CAREY- DON WINSLOW – EINAUDI 
  2. INCUBO- WULF DORN – CORBACCIO 
  3. LA SOSTANZA DEL MALE- LUCA D’ANDREA – EINAUDI

Per coloro che poi approfitteranno delle ferie per scrivere ecco un paio di articoli che vi possono interessare. Il primo vi spiegherà quali sono i due ingredienti che servono per scrivere un bestseller il secondo, una volta ultimato  il libro, gli sporchi trucchi da autore esordiente per trovare l’editore.
Fino a domenica, poi, siete ancora in tempo per  leggere gratis il racconto Delitto nella stanza chiusa: un’indagine di Radeschi e anche per iscrivervi alla confraternita dei lettori.
Chiudiamo con un appuntamento imperdibile da mettere in calendario : il 18 settembre torna il Milano in bionda 2016! Qui tutti i dettagli.
Buona lettura con Noirside!


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I due ingredienti che servono per scrivere un bestseller

Per scrivere un buon libro, che ci auguriamo diventi un bestseller, occorrono due ingredienti fondamentali anche se solo una è veramente essenziale: uno stile dignitoso e una buona (meglio se ottima) idea.

Questione di stile e di fantasia

Lo stile vi caratterizza, dà un’impronta chiara alla vostra storia, vi fa riconoscere, può far brillare di luce propria anche qualcosa che di luce proprio non ne ha. Ciò nonostante, l’ingrediente più importante, e imprescindibile, di qualsiasi storia resta l’idea. Un romanzo, un racconto, ma anche qualsiasi altro tipo di scritto, non può basarsi soltanto sullo stile, sulla bella scrittura. Non sarebbe sufficiente. Non si può prescindere dalle idee, dallo stile forse sì, anzi lo si fa spesso; il mondo dell’editoria lo dimostra: si pubblica più facilmente un libro scritto male ma pieno di idee che un capolavoro di lingua e stile senza però un briciolo di fantasia. La fantasia è materiale quanto mai raro e prezioso oggi.
Viviamo in un’epoca in cui cinema, TV, fiction e naturalmente montagne di libri ci hanno già raccontato quasi tutto. Attenzione giovani scrittori, ciò che potrà fare la vostra fortuna è proprio quel quasi: raccontate qualcosa di diverso, con idee nuove e vedrete che i risultati non tarderanno ad arrivare.