Un paio di consigli (efficaci e spiegati bene) su come pubblicare il vostro primo libro

La scrittura, si sa, è croce e delizia. L’ho provato – e continuo a provarlo – sulla mia pelle. E me ne rendo conto anche dalle mail che ogni giorno ricevo da voi lettori. Oggi, in particolare, mi scrive una persona molto scorata.

Mi permetto di scriverle con un leggero tono polemico: tutto quello che dice nei suoi articoli è sacrosanto e dannatamente ovvio, dalle prime trenta pagine alla revisione finale, fino al self publishing passando per tutto il resto. Il problema rimane che SE NON SEI NESSUNO, NESSUNO RESTI. Glielo dico forte dell’esperienza personale, delle porte in faccia, delle quasi denunce per stalking (esagero, ma è una battuta sul suo articolo relativo al “corteggiare” la persona giusta per arrivare in cima alla pila), dalle proposte a pagamento, dei crowdfunder (che sono, a mio avviso, i PEGGIORI della categoria) che dicono che lasciano scegliere il pubblico invece sono loro a decidere e si fermano al sottotitolo, fino alle richieste disperate di aiuto a chi vedo pubblicato da grosse case senza risposta.

Scoraggiarsi fa parte di questo mestiere. E anche deprimersi. Davvero: penso che le persone sempre felici non perdano tempo a scrivere perché hanno sempre qualcosa di meglio da fare.
Anche agli scrittori più famosi succede di avere il morale sotto le scarpe: ne sono stato testimone più volte. Qualche esempio? Vendono cinquantamila copie ma rosicano perché qualcuno ne vende il doppio; magari sono terzi in classifica ma vorrebbero essere primi e si deprimono; alla loro presentazione ci sono cento persone ma a quella del loro “rivale” ce n’erano duecento… E potrei andare avanti a lungo.
La mail prosegue così:

Detto questo, quello che volevo dirle io, con rispetto ma amarezza – e magari pure invidia – è che è facile dare consigli dall’alto dei cieli, consigli ovvi, belli sì ma scontati, che non mi portano a niente. Perché se io ho la storia originale e scritta bene, la scrivo, la rileggo dieci volte e più, ho l’amica che mi corregge la bozza, il marito che mi dice “qui forse potresti mettere diversamente …”, mi faccio le copertine da sola perché sono in grado e ne ho i talenti, propongo a destra e a manca e le prime trenta pagine sono una “bomba”, così come pagina 69, chiedo l’amicizia a chi penso e spero possa aiutarmi (e questo non mi prende per una stalker), ma continuo ad essere ignorata a discapito di ricette vegane e oroscopo, allora la scongiuro, mi faccia un blog dove mi dice “veramente” cosa posso fare perché per una volta, una sola, qualcuno si accorga di me e di un lavoro che mi ha tenuto in vita e che – a questo punto – potrebbe essere la mia unica fonte di sostentamento (i motivi non glieli sto a raccontare, aspetto di dirli a Fazio …).

Ora potrei rifilarvi la solita storiella che Kafka ha avuto successo solo dopo morto (e così via, cambiate il nome con un altro autore riscoperto solo dopo essere passato a miglior vita) ma non lo farò.
Posto che pubblicare non è un diritto inalienabile io vorrei che teneste presente un punto: in Italia si pubblica troppo e non si legge affatto. Vengono sfornati ogni anno circa 60 mila volumi di cui la maggior parte non vende quasi nulla. Ora: anche voi esordienti come vi sentite quando entrate in libreria? Io direi spaesati di fronte a questa immane distesa di libri. Come fate a scegliere? Li sfogliate tutti? O leggete delle pagine a caso come gli editor che li hanno scelti? O, semplicemente, vi lasciate ispirare da quello che vi incuriosisce (copertina, titolo, quarta di copertina cioè tutti elementi che un autore NON controlla)?

publishing

Consiglio numero 1

Ecco io dico di puntare su questo: incuriosire il lettore e quindi, prima, anche l’editor. Riassumete in una lettera di presentazione di massimo dieci righe la vostra storia e i relativi punti di forza, del perché sia così originale. Se vi rendete conto che dovrete aggiungere “leggila e capirai” avete già fallito: in quelle righe ci deve essere qualcosa che “obblighi” l’editor a leggere. Lui non ha tempo ma cerca disperatamente la storia “nuova”, quella che nessuno ha ancora mai scritto. Non che dico questo sia giusto, non lo è affatto: riporto solo un fatto. Avete una storia così? No, allora sarà più difficile pubblicare. Non dico impossibile ma più complesso quindi forse vale la pena provare con il prossimo consiglio.

Consiglio numero 2

L’altra strategia che potete adottare (che è poi anche quella che ha portato il sottoscritto a pubblicare) è di dedicarvi a un testo di saggistica o a un manuale prima della narrativa troppo inflazionata. Non storcete il naso: anche quella è scrittura. Le scrivanie degli editor di saggistica\manualistica sono incredibilmente più sgombre di quelle dei loro colleghi di narrativa. Loro sono sempre disponibili a valutare le idee e se gli piacciono le sviluppano in un tempo davvero ristretto. Pensate all’intestino felice o al magico potere del riordino che hanno venduto milioni di copie nel mondo…
Avete una passione forte? Per uno scrittore, per uno sport, per una moda, per quello che volete voi. Ebbene scrivete il progetto e un capitolo di prova. Basta questo all’editor per vedere se si tratta di un’idea vincente (o perlomeno che lui crede vincente).
A me è successo grazie alla mia passione per Charles Bukwoski: ho raccolto i suoi aforismi in una busta e li ho spediti a un editore insieme a una lettera di presentazione e a una prefazione. Un mese dopo mi ha chiamato e ho esordito con questo Millelire. A cui è seguito questo saggio, sempre su Bukowski. A quel punto avevo un editore a cui proporre (sapendo che lo avrebbe letto) il mio primo romanzo: Blue Tango.
E credetemi: questa è vita vissuta non un consiglio piovuto dall’alto dei cieli.

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Pubblicato da Paolo Roversi

Scrittore, giornalista, sceneggiatore e organizzatore di festival crime. Grande appassionato di tecnologia. Tutto in ordine sparso. Bio completa qui